Questo blog nato da poco vuole raccontare le impressioni  e le esperienze di un viaggio in Giappone, paese che adoro e nel quale non speravo di poter ritornare per ben due volte! Con occhi occidentali ho cercato di carpire un pò dello spirito orientale, imparando molte cose. So che molti di voi sono più preparati di me sulla cultura, sul cibo e sul modo di vivere nipponico! I commenti e le precisazioni in merito saranno ben accolte, il blog è ancora in aggiornamento nelle sue sezioni e nelle immagini.
Grazie a tutti coloro che avranno voglia di leggermi!

domenica 31 gennaio 2010

Il paradiso degli alpinisti


Cosa ci fanno due uomini e una donna sospesi su un baratro di ghiaccio assicurati precariamente ad un chiodo conficcato nella roccia alle due di un gelido quanto assolato pomeriggio di gennaio? Come sono arrivati fin là? E soprattutto perchè? Per avere una visuale privilegiata sul mondo forse? Ma da quell'angolo la vista è limitata all' incantevole valle sottostante, dove la vita è congelata in attesa della rinascita primaverile ed il silenzio è l'unica percezione possibile. E' un desiderio diverso quanto soggettivo, distaccarsi, sollevarsi dal mondo e dalla vita quotidiana, innalzarsi sopra le nuvole per un breve istante di felicità incomprensibile...la contemplazione disinteressata della bellezza...un assaggio di paradiso. Ma noi oggi siamo appesi su una cascata di ghiaccio chiamata Acheronte, il fiume infernale, ci sono 10 gradi sotto zero, mi sta venendo la bollita alle mani, ho sete, mi manca il fiato e di paradisiaco in tutto ciò non c'è proprio nulla! Ci siamo arrampicati per ore spicozzando su fragili strutture cristalline, castelli d'acqua imprigionata dal gelo nell'istante prima di cadere a valle, un incantesimo che si scioglierà solo col bacio della primavera...
Gli alpinisti non vogliono andare in paradiso, l'inferno è più attraente ed è fatto di altissime pareti di roccia e di colonne di ghiaccio dove migliaia di cordate salgono freneticamente come formichine. Nel girone degli alpinisti per contrappasso si arrampica eternamente su una parete di cui non si vede mai la cima...ma ad alcuni è destinata una pena peggiore: una montagna bellissima si vede in lontananza, ci sono ghiacciai incontaminati e pareti ancora tutte da scalare, si raggiunge salendo per prati e valloni e poi in neve fresca per ripidi pendii e facili roccette, ma l'avvicinamento durerà per sempre...

venerdì 22 gennaio 2010

Un invito speciale

La zia ci aspetta per le sedici e trenta quindi dato un ultimo sguardo oltre l'orizzonte di Sandan-Heki prendiamo l'auto e torniamo verso Shirahama. La giornata è caldissima e molto umida.
La piccola villetta è di fronte alla spiaggia ed è disposta su un solo piano. Ci apre la porta una signora sorridente, alta e sottile, con i capelli nerissimi raccolti e leggermente ondulati, s'inchina mille volte e ci invita ad entrare. Ci togliamo le scarpe e attraversiamo due stanzette con le porte scorrevoli in tipico stile giapponese, senza arredi, il bagno e la cucina invece sono all'occidentale, un connubio di praticità e tradizione!
La zia è emozionatissima, non parla inglese e ci pensa Mikako a fare da interprete. Si sente onorata di preparare il té per noi e ci spiega minuziosamente ciò che dobbiamo fare. Gli ospiti devono entrare nella casa da tè attraversando un piccolo giardinetto di bambù collegato al resto dell'edificio da un corridoio. Uno alla volta usando degli infradito preparati per noi si attraversa il giardino, ci si lava il viso e le mani nella piccola fontana e si entra nella casetta da una porticina bassa che costringe l'ospite a chinarsi in segno di rispetto. La casetta è in realtà una stanzettina di pochi metri quadri con una finestra circolare che filtra la luce ed il soffitto bassissimo. Sulla parete il Kakemono (un pannello dipinto appeso che si cambia a seconda della stagione) e accanto l' Ikebana (composizione floreale), al centro il braciere per scaldare l'acqua e tutti gli strumenti per la cerimonia.
Ci disponiamo in cerchio, inginocchiati e la zia comincia. Di colpo l'atmosfera si fa rituale, cala il silenzio e tutti osserviamo la donna inginocchiata al centro che, con un'espressione serissima e concentrata, una volta scaldata l'acqua la stempera versandola in un'altra ciotola con ampi gesti e poi ancora in un'altra affinchè non sia troppo bollente. Poi da una piccola scatoletta laccata tira fuori un sacchettino di stoffa, lo apre e con un piccolo mestolino di legno prende il tè verde polverizzato apposta per questo rito. Sempre con dei gesti ampi lo mette in una ciotola, vi versa dell'acqua e con una specie di frullino di bambù lo mescola a lungo per poi versarlo in una ciotola più grande. Il risultato è un liquido verde molto denso e non la tazza di tè che tutti ci aspettavamo! Ognuno di noi a turno deve berne un piccolo sorso dalla ciotola, pulendone il bordo con un piccolo fazzolettino e facendola poi ruotare tra la mano sinistra e il pollice della mano destra per tre volte in senso antiorario. Il sapore è quello tipico del tè verde ma la consistenza densa gli dona un gusto molto amaro. Ci vengono quindi offerti da una scatola laccata dei bellissimi dolcini di gelatina colorata per contrasto molto zuccherati.
La cerimonia del tè ha origini cinesi e veniva fatta a scopo religioso dai monaci buddhisti (così credo di aver capito) è una cosa molto complessa che solo le geishe e le donne di una certa età ormai sanno compiere a dovere. Solitamente in una casa giapponese c'è sempre la casa da tè e molte donne compiono quotidianamente e per loro stesse questo rito affascinante.
Purtroppo la mia macchina fotografica quel pomeriggio aveva le pile scariche e l'unico ricordo visivo rimane la finestra circolare sul giardino di bambù, indelebile invece la sensazione amarognola del tè...
Nonostante l'ostacolo linguistico riusciamo a conversare con la signora che ci invita a tornare a cena un'altra sera. Suo marito, un professore in pensione, ha l'hobby della pesca e possiede una piccola barchetta a motore con la quale la sera esce in mare con gli amici. Veniamo invitati per una battuta di pesca notturna per la sera successiva...come rifiutare?
Salutiamo cortesemente e ritorniamo all'auto pregustando già l'idea di assaporare il sashimi più fresco che si possa immaginare...

giovedì 21 gennaio 2010

Dove eravamo rimasti?

E' passato molto tempo dall'ultima volta che ho detto "è passato molto tempo" , sono accadute tante cose e anche io sono un pò diversa, ma non ho perso del tutto la voglia di raccontarmi e quindi...come se il tempo non fosse mai passato...tornerò alla fine di luglio di due anni fa, in Giappone, nei pressi di Shirahama a casa della zia di Taitsuke che ci ha invitati per la cerimonia del té.