Questo blog nato da poco vuole raccontare le impressioni  e le esperienze di un viaggio in Giappone, paese che adoro e nel quale non speravo di poter ritornare per ben due volte! Con occhi occidentali ho cercato di carpire un pò dello spirito orientale, imparando molte cose. So che molti di voi sono più preparati di me sulla cultura, sul cibo e sul modo di vivere nipponico! I commenti e le precisazioni in merito saranno ben accolte, il blog è ancora in aggiornamento nelle sue sezioni e nelle immagini.
Grazie a tutti coloro che avranno voglia di leggermi!

mercoledì 10 novembre 2010

D'amore e altri disastri



Ogni tanto divago e parlo d'altro lo so, montagne, principesse che aspettano il bacio della primavera imprigionate in una cascata di ghiaccio, nuvole e anime fluttuanti. Ma stasera tenterò di raccontare di nuovo qualcosa sul Giappone, un Giappone che non ho visto nei miei viaggi, una storia d'altri tempi ma che conosco a memoria, una storia fatta di figurine da paravento e ombrellini di carta, almeno nell'immaginario degli inizi del nostro secolo. E' il Giappone scritto tra le note di Giacomo Puccini, che laggiù non ci andò mai ma ci racconta una storia indimenticabile, tenera e terribile, quella della piccola geisha Cio Cio San, alias Madama Butterfly. Ho paura a parlar di opera perchè non ne sono all'altezza ma è una storia che mi sta molto a cuore e la musica è tra le più belle mai scritte per il teatro lirico. Quel mascalzone di Puccini sapeva bene come toccare il suo pubblico e, come un meccanismo perfetto, la sua musica è una bomba ad orologeria in grado di colpire sistematicamente ancora oggi anche il sistema nervoso dell'ascoltatore più cinico. Io cinica non sono e ogni volta mi lascio squarciare e fare a pezzi da questa musica sublime, sia essa una prova al pianoforte, sia un cd o soprattutto la visone in teatro, come mi è accaduto ieri. E' pazzesco , la storia della tenue farfalla la sai a memoria, una sposa bambina venduta per 100 yen all'ufficiale americano Pinkerton che la usa come un giocattolino e deride lei e la sua cultura, aspettando il giorno in cui si sposerà con una VERA sposa americana! Eppure ogni volta speri che quello là non sia così stronzo...e invece no, la sposa e la seduce nonostante lei abbia solo quindici anni, le dice parole vuote mentre lei gli canta il suo amore sublime e poi va via, promettendo di tornare nella stagione in cui il pettirosso fa la nidiata...passan tre anni e Butterfly lo aspetta ancora, lottando per il suo amore contro tutti quelli che le dicono che lui non torna più. Ma lei attende e con lei il piccolo bimbo, nato dallo stupro e di cui Pinkerton ignora l'esistenza.
E poi lui torna...ma non da lei, torna con la moglie americana e non ha nemmeno le palle per farsi vedere e dirglielo di persona ma, saputo dell'esistenza di un figlio, se lo prende mentre a Cio Cio San non rimane che uccidersi.
Accidenti, Puccini le donne nell'opera -e forse un pò anche nella sua vita privata- le ha trattate proprio male in nome dell'amore, ma stavolta esagera ed esagera con la bellezza della musica con cui lo fa! La solita storia operistica -lei ama lui, lui ama lei- qui non c'è! E' amore a senso unico quello di Butterfly, dall'alto delle melodie da pelle d'oca in cui con tenerezza chiede a Pinkerton di volerle bene "un bene piccolino, un bene da bambino..." Pinkerton risponde solo con i sensi, con la voglia di possesso di quel grazioso giocattolino che si compra e nonostante gli ammonimenti dell'amico ("badate, ella ci crede") si compiace dei suoi istinti. L'amore di Butterfly è puro e sincero, è quello di una bambina cresciuta che fa di tutto per compiacere il suo sposo, un amore ostinato ai limiti della follia...ma possibile che non lo vuol capire con che razza di individuo ha a che fare? Eppure ogni volta il suo grido di dolore mi uccide, ammutolisce tutto il teatro e ci lascia sbigottiti per la sua eterna attualità. Specie quando vedi che tal musica sublime crea quel senso di contrasto stridente anche in una scena immaginata ai giorni nostri, in cui Butterfly diventata una delle tante bimbe oggetto del turismo sessuale canta "un bel di vedrem" in jeans e maglietta di Hello Kitty, immaginando il ritorno di Pinkerton rinchiusa in una casa vetrina tra i suoi giochi che si confondono con quelli del figlio.
Mi sta a cuore l'amore di Butterfly e quel dolore sulla scena un pò l'ho vissuto anche io. Qualche anno fa in un precedente allestimento più tradizionale al teatro Regio, figuravo come mimo-danzatrice in una sorta di personificazione dei suoi oggetti (il ventaglio, la pipa, lo specchio etc...). Alla fine ero io a offrirle il pugnale per suicidarsi...Dio che ansia! Ogni sera a parte tutte le lacrime già versate dietro le quinte insieme ad un folto gruppo di sarte, maestri, tecnici etc.. entravo in scena singhiozzando, per fortuna col viso coperto da un velo nero, percependo tutta la tensione del momento e della stessa interprete di Butterfly che rendeva quell'istante più vero che mai...Ma il teatro è una gabbia di matti dai nervi deboli o il luogo magico in cui l'Amore si esprime in tutte le sue mille sfaccettature attraverso l'arte più sublime che è la musica?
Non so ditemelo voi perchè io son di parte, ma prima di farlo chiudete gli occhi e ascoltate la voce di Butterfly che aspetta con il ritorno di Pinkerton il ritorno della Vita...
http://www.youtube.com/watch?v=KVRhuQWS4tc